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L’aria qui è tersa, vitrea e del tutto diversa dal tepore in cui solo mezz’ora fa era piacevolmente immerso. A queste altitudini in certe giornate il mistral soffia con forza, si impiglia nelle caverne calcaree, (...), scaccia l’aria afosa e tira a lucido l’atmosfera tanto che a noi sembra di vedere le rocce al di là di un vetro e ci stupiamo di poterle toccare con la mano. Ma tutto ciò che è vicino si ritrae in lontananza. Forse perché ci si stupisca di vedere così vicino qualcosa che invece è molto lontano. Non si crede ai propri occhi, infatti, quando nel mezzo di una verde lussureggiante distesa si apre di colpo al viandante un bianco deserto di gesso. Non c’è bisogno d’essere un cavaliere del Medioevo per credere di essere passati in sogno attraverso una parete di vetro. Adesso non si vede un albero né un cespuglio a perdita d’occhio: c’è soltanto un mare ghiacciato di gesso, con onde e flutti senza vita, navi pietrificate e rare figure di animali assiderati. Non c’è una sponda, non una spiaggia, non un lembo di terra! Il cielo turchino sfiora da ogni lato l’inesorabile bianco ed il sole cocente grava sul gesso. Ma questo non è un ghiaccio che si possa sciogliere. E’ vetro questo, vetro, vetro.
da “Le città bianche”, Joseph Roth |
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