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L’architettura contemporanea non mira all’eternità ma al presente: un presente, tuttavia, insuperabile. Essa non anela all’eternità di un sogno di pietra, ma a un presente “sostituibile” all’infinito. La normale durata di vita di un edificio può essere oggi stimata, calcolata (come quella di un’automobile), ma è solitamente previsto che a un certo momento un altro immobile lo sostituirà (che potrà avere l’aspetto di quello di prima o che potrà intrufolarsi dietro la facciata conservata di una costruzione più antica). La città attuale è così l’eterno presente: edifici sostituibili gli uni con gli altri ed eventi architettonici, “singolarità” che sono anche avvenimenti artistici concepiti per attirare visitatori da tutto il mondo.
da “Il troppo pieno ed il vuoto”, Marc Augé |
Lorenzo Linthout - Tutti i diritti riservati